Depressione in gravidanza e nel post parto (puerperale)

Dr. F. Giubbolini psicoterapeuta a Siena • ott 02, 2018

I Disturbi dell'umore in gravidanza e nel periodo del puerperio

La depressione in gravidanza e nel puerperio

Secondo i dati delle diverse casistiche il 10%-40% delle donne in corso di gravidanza soffre di Disturbi Depressivi e solo 1 su 4 riceve un adeguato trattamento terapeutico.

In uno studio di 9028 donne si è evidenziato che la depressione durante la gravidanza (dalla 14° alla 32° sett. di gravidanza) è più comune della depressione postpartum .

E' di osservazione comune il fatto che durante la gravidanza alcune donne presentano una sintomatologia genericamente definibile come ansiosa o ansioso-depressiva, più frequentemente durante le fasi iniziali della gravidanza stessa; inoltre, il fatto che in donne già sofferenti di disturbi psichici, la gravidanza può aggravare complessivamente la sintomatologia depressiva.

E' anche noto il fatto che la presenza di disturbi ansioso-depressivi in gravidanza si collega con la depressione del periodo puerperale costituendone un fattore di rischio.

E' frequente che dopo il parto compaia una certa malinconia , a volte una tristezza senza motivo ( post-partum blue ). Una parte delle donne in puerperio può presentare una vera e propria depressione, che supera le due settimane, e che può essere caratterizzata da sintomi debilitanti; la percentuale può giungere ad oltre il 30% nelle giovani madri adolescenti o poco più che adolescenti.

Il 20-40% circa delle donne riferisce qualche disturbo emotivo nel periodo successivo al parto. Molte vanno incontro ad uno stato di tristezza , a disforia , a facilità al pianto . Questi disturbi, che possono durare alcuni giorni, sono stati ascritti al rapido cambiamento dei livelli ormonali femminili, alla fatica del parto e alla presa di coscienza dell'aumento di responsabilità che la maternità comporta.

In casi rari (1-2 su 1000 parti), tale situazione evolve in depressione puerperale , caratterizzata da sentimenti depressivi e persino da tentativi di suicidio; in casi particolarmente gravi può assumere i connotati di una psicosi, con allucinazioni, deliri e pensieri d'infanticidio.

Sebbene i problemi psichiatrici pregressi pongano le donne a rischio di disturbi nel periodo del puerperio, alcune prove indicano che il disturbo dell'umore post-partum è un concetto specifico, distinto da altre diagnosi psichiatriche. La maggior parte delle donne con gravi forme depressive post parto non avrà altri episodi non puerperali se la storia psichiatrica pregressa era negativa.

Il problema principale che si pone in una condizione di tal genere è quello relativo alla cura della depressione post-partum ed alla eventualità di un intervento farmacologico antidepressivo, specie a proposito del periodo di allattamento al seno.

E' noto che la regola base è quella di evitare la somministrazione di qualsiasi farmaco a una donna in gravidanza (soprattutto durante il primo trimestre) o in allattamento. Tale regola, tuttavia, può essere violata in qualche caso quando il disturbo mentale della madre è grave.

I due psicofarmaci più teratogeni sono il litio e gli anticonvulsivanti.

Anche gli altri farmaci psicoattivi (antidepressivi, antipsicotici e ansiolitici), benché meno chiaramente associati a difetti congeniti, dovrebbero essere evitati, se possibile, durante la gravidanza. Inoltre, la somministrazione di psicofarmaci al momento del parto o vicino a esso può causare un'eccessiva sedazione al neonato, che pertanto potrebbe avere necessità di un respiratore meccanico, oppure essere fisicamente dipendente dal farmaco o avere necessità di disintossicazione o del trattamento di una sindrome da astinenza.

Infine, virtualmente tutti i farmaci psicotropi sono secreti dal latte materno; pertanto, le madri che assumono questi agenti non dovrebbero allattare i loro neonati. Considerata la grande importanza dell'allattamento al seno la eventualità di una terapia farmacologica antidepressiva nel periodo puerperale ed in quello dell'allattamento deve essere attentamente valutata dallo specialista psichiatra curante.

Sul sito della FarmacoVigilanza le conclusioni, comunque, rispetto all'uso dei farmaci antidepressivi in gravidanza sono comunque le seguenti:

"Il ricorso al trattamento antidepressivo in gravidanza è una evenienza piuttosto frequente. I dati a disposizione sembrano confermare una sicurezza relativa di molti trattamenti (gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina rimangono il trattamento di prima scelta, con l’esclusione di paroxetina) con i benefici che superano i rischi.
Per precauzione è opportuno escludere il trattamento con farmaci per i quali esistono maggiori prove di rischio (per esempio paroxetina e bupropione). E’ tuttavia importante continuare a monitorare la situazione dell’uso di antidepressivi in gravidanza, perché le conoscenze in merito ai rischi di impiego degli antidepressivi durante la gestazione sono in continua evoluzione." (Farmacovigilanza.eu)



psicologo siena
Share by: