La Ciclotimia

Dr. F. Giubbolini psicoterapeuta a Siena • ott 14, 2018

Cosa vuol dire ciclotimico e cosa si intende per ciclotimia

Nel 1854 Jules Falret descrisse una condizione definita folie circulaire nella quale il paziente prova disturbi alterni di depressione e mania.

(Leggi anche, nel sito, la pagina sulla Malattia Bipolare )

All'incirca nello stesso periodo un altro psichiatra francese, Jules Baillarger, descrisse la condizione folie à double forme , nella quale i soggetti divengono gravemente depressi e cadono in uno stato stuporoso dal quale, con il tempo, escono. Nel 1882 lo psichiatra tedesco Karl Kahlbaum, usando per primo il termine ciclotimia , descrisse mania e depressione come stadi della stessa malattia .

Anche altri due disturbi dell'umore, il disturbo distimico e la ciclotimia , sono clinicamente accettati da un certo tempo. Essi si caratterizzano per la presenza di sintomi meno gravi dei sintomi, rispettivamente, del disturbo depressivo maggiore e del disturbo bipolare I .

Kraepelin distinse le psicosi endogene in due gruppi: la dementia praecox, poi ribattezzata da Bleuler schizofrenia, e la psicosi ciclotimica o psicosi Maniaco-depressiva , che è una patologia dell'umore caratterizzata dall'alternanza di tonalità depresse ed euforiche, nota anche come psicosi circolare o distimia bipolare .

Tutte queste diverse denominazioni dipendono dal ritmo dei cicli, in base ai quali si possono distinguere le forme doppie in cui una fase maniacale si traduce senza interruzione in una depressiva, cui segue un periodo di benessere donde prende avvio un nuovo episodio; alternante in cui gli episodi depressivi e maniacali sono separati da periodi di normalità; circolare in cui esiste una successione ininterrotta e alternata delle due fasi.

Secondo il DSM il disturbo distimico (vedi) è caratterizzato da almeno due anni di depressione dell'umore che si verifica per la maggior parte del tempo e da ulteriori sintomi depressivi che non configurano la diagnosi di episodi depressivi maggiori.

La ciclotimia è caratterizzata da almeno due anni di sintomi ipomaniacali che si manifestano frequentemente e che non configurano la diagnosi di episodi maniacali e da sintomi depressivi che non configurano la diagnosi di episodio depressivo maggiore.

Per quanto concerne i modelli interpretativi , in ambito psichiatrico hanno raccolto i maggiori consensi il modello biologico che fa riferimento a una predisposizione ereditario-genetica facilitante da ricercarsi in uno scompenso metabolico dei neurotrasmettitori cerebrali, oppure negli aspetti endocrinologici e biochimici con particolare riferimento al metabolismo catecolamineo, e il modello psico-sociale che fa riferimento a frustrazioni ripetute, perdita di figure significative soprattutto nell'infanzia e nella pubertà, insuccessi continui nella vita scolastica e lavorativa, elevati livelli di aspirazione sociale, personale e simili.

psicologo siena
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