La "compliance", aderenza terapeutica

Dr. F. Giubbolini, Psichiatra a Siena • feb 24, 2019

L'aderenza con cui il paziente segue il trattamento terapeutico

La compliance, definita anche aderenza, è il grado in cui un paziente segue le raccomandazioni cliniche del medico .

Esempi di compliance sono il rispetto degli appunta­menti, l'inizio e il completamento del programma di terapia e l'esecuzione dei cambiamenti indicati a livello comportamentale. Un comportamento collaborativo dipende dalla specifica situazione clinica, dalla natura della malattia e dal programma terapeutico.

In generale, circa un terzo dei pa­zienti segue strettamente il trattamento, un terzo aderisce solo in qualche caso ad alcuni aspetti di esso e un terzo non lo segue mai.

Esistono numerose variabili in grado di modificare, in positivo o in negativo, il grado di aderenza al trattamento . Ad esempio, un'elevata complessità del regime terapeutico, associata alla necessità di numerosi cambiamenti comportamentali, sem­bra essere associata a una mancata compliance . La compliance è mi­gliorata da alcune caratteristiche del medico, come l' empatia ed un atteggiamento tollerante .

Il rapporto medico-paziente è il più importante fat­tore nel campo della compliance.

Quando il medico e il sog­getto hanno priorità e opinioni diverse, diversi stili di co­municazione (compreso un differente modo di concepire le indicazioni terapeutiche) e diverse aspettative mediche, la com­pliance del paziente diminuisce. Essa può essere aumentata se il medico spiega all'interlocutore l'importanza dell'esito di un particolare trattamento e sottolinea che il rispetto del­le raccomandazioni aiuterà a conseguire quel risultato.

La mancata compliance è spesso associata a medici che vengono per­cepiti come scostanti e poco empatici. Inoltre, risulta as­sociata al fatto che il medico chieda informazioni senza dare risposte e non spieghi la diagnosi o la causa della sintoma­tologia in atto. Se il medico è consapevole dell'insieme del­le opinioni, dei sentimenti e delle abitudini del paziente e sa guadagnarsi il suo appoggio nella scelta del regime terapeu­tico, otterrà un miglioramento della compliance.

Le strategie consigliate per migliorare la compliance pre­vedono che si chieda direttamente ai pazienti di descrivere che cosa credono che non vada in loro, che cosa ritengono che debba essere fatto e che cosa capiscono di ciò che il me­dico ritiene debba essere fatto e quali credono siano i rischi e i benefici del trattamento prescritto.

Talvolta, invece di fare errori, i soggetti modificano deli­beratamente il regime terapeutico - ad esempio, non recan­dosi agli appuntamenti o assumendo i farmaci secondo mo­dalità diverse da quelle prescritte. Nei casi in cui l'interes­sato può subire pressioni contrastanti, oppure può non aver capito del tutto le indicazioni del medico, diventa necessario raggiungere un compromesso con il soggetto, cioè stipulare ciò che è stato definito un "contratto".

In questo caso, il medico e il paziente stabili­scono insieme ciò che si aspettano l'uno dall'altro. Questo approccio implica che il contratto possa essere modificato e che il paziente sia rassicurato dal fatto di poter proporre, in­sieme al medico, suggerimenti per migliorare la compliance.­

psicologo siena
Share by: