Vulnerabilità e Resilienza

Dr. Francesco Giubbolini, psicoterapeuta a Siena • giu 18, 2020

I concetti di stress, eventi di vita, vulnerabilità e resilienza nella patologia psichiatrica

Stress ed eventi di vita
 
Numerosi studi sul comportamento umano in situazioni estreme hanno permesso di far luce anche sui più usuali aspetti stressanti della vita di ogni giorno.
Gli stress della vita, comprensibilmente, sembrano avere maggiore impatto sugli individui che appartengono alle classi sociali più basse, e provocano, in tali classi, forme più gravi e più evidenti di patologia psichiatrica.

Incidono naturalmente anche altri fattori, come ad esempio le caratteristiche di personalità, la disponibilità di risorse anti-stress e la differenza nei meccanismi adattivi di ciascun individuo.

In letteratura i termini "eventi della vita" e "fattori di stress" sono spesso utilizzati in modo intercambiabile, ed è stata recentemente proposta l'attribuzione di un maggior rilievo al fattore definito di "vulnerabilità".

È stato dimostrato che molti episodi di schizofrenia, di depressione e di ansia si scatenano a seguito di importanti eventi della vita.
Le persone che non dispongono di legami stretti, e quelle che hanno perso precocemente figure parentali significative, risultano più vulnerabili alla depressione.

In molti casi è stata dimostrata una relazione inversa tra eventi di vita e benessere mentale: 
importante è naturalmente anche il tipo ed il "peso" degli eventi (e dunque la piacevolezza, la prevedibilità, la controllabilità degli eventi , come anche il significato specifico che ogni evento riveste per ogni specifica persona, la durata, le conseguenze transitorie e/o stabili dell'evento medesimo).


Certamente le dimostrazioni più recenti non accreditano l'ipotesi di una semplicistica relazione causa-effetto, ma risulta confermata l'importanza degli eventi della vita e dei fattori di stress come concausa significativa della maggior parte della psicopatologia.
 
Resilienza

Al concetto di "vulnerabilità" si lega quello di "resilienza": il termine, di derivazione latina, significa "rimbalzare" ed è riferibile alla proprieta fisica di certi metalli i quali riprendono la forma originaria dopo un colpo subìto.
Il riferimento psicologico è alla "forza d'animo" di estrazione platonica.

Anna Oliveiro Ferraris scrive, a tal proposito: "... il termine resilienza viene normalmente usato per indicare un tratto della personalità composito, in cui convergono fattori di varia natura ... che con la loro azione congiunta mobilitano le risorse dei singoli, dei gruppi e delle comunità. In questo senso l'azione della resilienza può essere paragonata all'azione del sistema immunitario con cui il nostro organismo risponde alle aggressioni dei batteri. Di fronte agli stress ed ai colpi della vita la resilienza da infatti luogo a risposte flessibili che si adattano alle diverse circostanze ed esigenze del momento. Se si considerano gli elementi che la caratterizzano, la resilienza risulta in gran parte inscritta nel nostro patrimonio genetico; ma ha anche la capacità di svilupparsi nel corso dell'esistenza , di rafforzarsi e di indebolirsi a seconda delle esperienze che si vivono soprattutto negli anni infantili, nel proprio ambiente, a contatto con le figure di attaccamento o in loro assenza."

Secondo Consuelo Casula la resilienza è da considerare alla stregua di un processo di rielaborazione che è sia emotivo che cognitivo che comportamentale.

"...La forza della vulnerabilità, che è alla base della resilienza, è in grado di anticipare il meglio mentre si vive il peggio, la guarigione dopo la ferita, nuovi valori esistenziali ed un nuovo senso della vita che altrimenti non avrebbero potuto essere scoperti" (Galimberti, Nuovo Dizionario di psicologia, Milano, 2018)
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