Su 'FREUD E IL 'NARCISISMO PRIMARIO' - Pubblicazione scientifica

Dr. F. Giubbolini psicoterapeuta a Siena • ott 13, 2018

Accademia delle Scienze dell'Università di Siena detta 'dei Fisiocritici' Atti dell'Adunanza Scientifica del 6.12.1994 
Serie XV, Tomo XIII, 1994

La psicoanalisi freudiana, oltreché essere strumento terapeutico, ha tentato di costruire un modello di psicologia generale. L'idea, espressa da Freud, di un 'narcisismo primario alla base dello sviluppo umano, non ha tuttavia trovato conferma nel successivo sviluppo scientifico della psicoanalisi.

E' curioso osservare come, nell'intraprendere una ricerca sulla nascita in psicoanalisi, ci si imbatta, pressoché immediatamente, in un bambino che non ha la possibilità di nascere: ci riferiamo alla gravidanza isterica di Anna O., la paziente di Breuer che Jones (1960) ci descrive, al termine del trattamento psicoterapico, in preda alle doglie di quella gravidanza che aveva fantasticato conseguenza del suo rapporto con Breuer.
Nell'esperienza di Breuer con Anna O. si può riconoscere l'inizio della psicoanalisi.

Nella biografia di Freud, ad opera di Emst Jones, viene rivelato il vero nome della paziente: Bertha Pappenheim (1859-1936). Ellenberger (1976) nota come probabilme te nessuno sarebbe riuscito a svelare l'identità della paziente isterica di Breuer se questa non fosse stata rivelata da Jones e che esistono, della storia di Anna O., due versioni; la prima quella di Breuer stesso (1895), scritta a malincuore e su sollecitazione di Freud, la seconda appunto quella di Jones del 1953. Nel resoconto di Breuer Anna appare, al termine della terapia, in via di guarigione. Nella versione di Jones, al contrario, tale presunta guarigione si svolge in modo del tutto diverso: Breuer lascia la paziente mentre questa è in preda alle doglie di una gravidanza isterica, durante la quale allucina di partorire il bambino di Breuer.
Ellenberger dice:
"E' davvero paradossale che il trattamento non riuscito di Anna O. sia divenuto per i posteri il prototipo di una guarigione catartica." (1976). Abbandonata precipitosamente la gravidanza di Anna O., ed il suo parto impossibile, la psicoanalisi di Freud si rivolge al complesso edipico. Tuttavia Freud ne 'L'interpretazione dei sogni' riferisce anche che alla base di numerosi sogni, caratterizzati da intensa angoscia ed il cui contenuto comprende il passaggio attraverso ambienti angusti così come la permanenza in acqua, vi siano fantasie sulla vita intrauterina e sull'atto della nascita. In una nota, aggiunta nel 1909, riconosce di aver imparato in ritardo a valutare l'importanza delle fantasie inconscie relative alla vita intrauterina:
"...esse racchiudono sia la spiegazione della strana angoscia che molti uomini hanno di venir sepolti vivi, sia anche la più profonda motivazione inconscia della credenza nella sopravvivenza dopo la morte, che rappresenta soltanto la proiezione nel futuro di questa misteriosa vita prima della nascita. L'atto della nascita è del resto la prima esperienza angosciosa e perciò fonte e modello del sentimento d'angoscia." (1899). Riportando poi un sogno tratto da Jones, in una nota aggiunta nel 1914, Freud precisa in seguito èome nei sogni, così come anche nella mitologia, la nascita venga rappresentata in maniera invertita (ovvero come entrata nell'acqua anziché come uscita dal liquido amniotico): ne sono esempio la nascita di Adone, di Osiride, Mosé e Bacco. Si nota come Freud, a questo punto della sua elaborazione teorica, consideri l'esperienza della nascita come prototipo delle angosce future: ciò verrà successivamente modificató'in modo radicale, in particolare negli scritti del 1925 e nei successivi, sino al saggio 'Analisi Terminabile ed interminabile' che è del 1937.
Per comprendere l'idea freudiana della nascita è importante riferirsi alla teoria dello sviluppo sessuale espressa da Freud sin dal 1905, ed ai concetti di 'autoerotismo' e 'narcisismo primario'.
Nel 1905 Freud pubblica i 'Tre saggi sulla teoria sessuale': nel secondo di questi affronta il problema della sessualità infantile. Freud afferma che bocca e stadio orale sono il primo sviluppo della sessualità infantile la quale si sviluppa sulla fisiologia, è autoerotica e non conosce oggetti. Le fasi dello sviluppo della sessualità infantile vengono espresse come segue: vi sarebbe dapprima una fase di auto-erotismo, durante il quale ogni parte del corpo può essere considerata erogena ma la cui sede abituale è la bocca, la cui mucosa esprime la sessualità e la soddisfazione di questa nell'attività della suzione (fase orale). A questa segue la fase anale, durante la quale il trattenere le feci rappresenta la massima fonte di soddisfazione. Segue infine la fase genitale che può essere evidenziata dalla masturbazione. Il bambino per Freud durante queste fasi è un 'polimorfo perverso', ovvero in lui sono presenti tutte le perversioni, almeno potenzialmente, ed in particolari condizioni potranno poi svilupparsi, in età adulta, vere e proprie perversioni. Sarà solo alla pubertà che il bambino potrà passare dalla condizione di autoerotismo a quella di amore oggettuale, dalle pulsioni parziali alla loro integrazione; il proprio corpo ed il seno della madre sono il primo oggetto d'amore: dopo lo svezzamento la sessualità regredisce allo stato autoerotico, solo successivamente la sessualità sarà, di nuovo, rivolta ad oggetti esterni. Il primo oggetto d'amore è dunque la madre, ed è questo che condurrà poi alla situazione edipica. Nei 'Tre saggi' viene espressa la teoria della 'libido', termine che era già in uso, così come quelli di autoerotismo e zona erogena. Il modello della libido, o 'pulsione sessuale', e che la pulsione sessuale fosse, originariamente, rivolta verso il proprio corpo anziché 'su oggetti esterni era un'idea già espressa da Ellis (1897), che aveva già parlato sia dell'autoerotismo che del narcisismo. E' comunque Freud che pone la costruzione teorica in una sistematizzazione coerente e ad affermare la centralità del complesso edipico. Nel 1914 Freud pubblica 'Introduzione al narcisismo': ferma restando la prima fase, autoerotica, nel progressivo costituirsi dell'io la libido investe l'io alla stregua di un oggetto esterno, e questa è la fase che Freud definisce di 'narcisismo primario'. Nel 'narcisismo secondario' la libido, precedentemente investita sugli oggetti esterni, si ritira da questi ripiegandosi nuovamente sull'io. Il concetto di narcisismo primario è particolarmente importante ai fini della comprensione sia di tutta la costruzione teorica psicoanalitica sia, nello specifico, della concezione di Freud sulla nascita.
Il termine narcisismo appare per la prima volta, in Freud, nel 1909, per spiegare la scelta oggettuale degli omosessuali. Il termine è ripreso da Ellis che lo aveva usato (Narcissus-like) per indicare un atteggiamento psicologico, l'amore verso l'immagine di sé stessi, con un preciso riferimento al mito di Narciso. Nel 1914 Freud introduce il termine in uno scritto apposito. Freud infatti aveva presupposto l'esistenza di una fase dell'evoluzione sessuale, quella appunto del narcisismo, intermedia tra quella dell'autoerotismo e quella dell'amore oggettuale. Quello che Freud definisce 'narcisismo primario' è uno stadio evolutivo precoce durante il quale il bambino investe tutta la sua libido su sé stesso: l'io, in questo caso, è posto alla stregua di un oggetto esterno. Credo si possa esprimere nella maniera migliore ciò che Freud con precisione intende per narcisismo primario citando le parole stesse di Freud: "... Ci formiamo ... il concetto di un investimento libidico originario dell'io di cui una parte è ceduta in seguito agli oggetti, ma che in sostanza persiste ed ha con gli investimenti d'oggetto la stessa relazione che il corpo di un organismo ameboidale ha con gli pseudopodi che emette."(1914)
Il narcisismo secondario designerebbe invece un ripiegamento sull'io della libido, sottratta ai suoi investimenti oggettuali. Anche il termine autoerotismo è ripreso da Ellis: Freud nei 'Tre saggi sulla teoria sessuale' utilizza il termine per descrivere la sessualità infantile, in uno stadio talmente precoce da essere addirittura antecedente alla fase del narcisismo primario: le pulsioni sessuali, in questa fase, si soddisfano ciascuna per proprio conto, ciascuna attraverso componenti parziali. In seguito Freud abbandonerà, in pratica; la distinzione tra autoerotismo e narcisismo, facendo coincidere tali fasi nell'evoluzione della sessualità. Comunque, in genere, Freud designa come narcisismo primario quella fase nella quale il bambino assume sé stesso come oggetto d'amore, prima di scegliere oggetti esterni. Il periodo durante il quale questa fase si sviluppa sarebbe il primo stadio della vita, antecedente alla costituzione dell'io, ed il cui archetipo è quello della vita intrauterina.
In una successiva pubblicazione, 'Pulsioni e loro destini' (1915), Freud introduce il problema relativo alla genesi dell'amore e dell'odio i quali, pur rappresentando una coppia di opposti, trovano ambedue posto nella vita psichica, l'odio affondando le radici in uno stadio più antico; preludio, questo, alla successiva teoria degli istinti, espressa nel 1920 in 'Al di la del principio di piacere', in cui Freud propone una nuova definizione delle pulsioni: queste non hanno carattere evolutivo, tendono non ad agevolare lo sviluppo individuale ma a conservare, ristabilire condizioni precedenti. Introduce quindi una nuova classificazione delle pulsioni: quelle libidiche (eros) e quelle di morte (thanatos); Freud sembrò ritenere che la pulsione fondamentale fosse quella di morte. Il concetto freudiano di Eros prescinde la pulsione sessuale in senso stretto, è la spinta all'aggregazione della materia vivente, Thanatos è invece la tendenza alla disgregazione ed al dissolvimento, al ritorno verso la realtà inanimata. Pulsioni e narcisismo sono concetti intimamente correlati: l'oggetto (l'altro) per Freud esiste solo come mezzo di soddisfacimento delle pulsioni.
In 'Inibizione, sintomo, angoscia' (1925) Freud affronterà di nuovo il tema della nascita, ed è indubbio che, almeno per quanto riguarda lo specifico argomento 'nascita', l'intento di Freud sia quello di confutare le tesi che un anno prima Rank aveva espresso nel suo libro 'I1 trauma della nascita'. Freud rivolge in questo scritto una critica radicale all'opera di Rank, il quale aveva cercato di dimostrare le relazioni esistenti tra disturbi psicopatologici e l'impressione prodotta dall'evento 'nascita': ciò, secondo Freud, appare altamente inverosimile, é manca completamente di prove, poiché si dovrebbe ritenere che il bambino abbia ricevuto impressioni sensoriali durature, specialmente di natura visiva, in grado di organizzarsi come tracce mnesiche successivamente riattivabili. Dopo aver ipotizzato che l'angoscia di morte sia un equivalente dell'angoscia di evirazione, Freud teorizza che l'angoscia sia la conseguenza, oltre che segnale affettivo di pericolo, di una perdita, una separazione, ed afferma che la prima esperienza d'angoscia, per l'uomo, è appunto la nascita nei termini in cui questa ha il significato di separazione dalla madre. Tuttavia, afferma Freud, la nascita non è soggettivamente vissuta come separazione, poiché l'oggetto - madre è totalmente sconosciuto al feto, il quale vive in una condizione totalmente narcisistica. Com'è evidente, Freud parte dalle medesime considerazioni di Rank, per giungere però a conclusioni totalmente diverse, con la curiosa contraddizione, nello specifico esempio, secondo la quale la nascita sarebbe contemporaneamente fonte di angoscia pur mancando, nel feto, la consapevolezza che di una separazione effettivamente si tratti. Fr eud continua quindi sostenendo che durante l'atto della nascita viene corso un pericolo di vita, anche se, aggiunge, per il feto questo non può avere alcun significato né alcun contenuto psichico, poiché ciò che il feto è in grado di percepire è solamente un disturbo della propria economia narcisistica. Freud ribadisce quindi che la sensazione di angoscia nasce dall'evento separazione; tuttavia, tra "...la vita intrauterina e la prima infanzia vi è molta più continuità di quel che non ci lasci credere la impressionante cesura dell'atto della nascita. L'oggetto materno psichico sostituisce per il bambino la situazione fetale biologica. Non per questo possiamo però dimenticare che nella vita intrauterina la madre non era un oggetto e che allora di 'oggetti' non ve ne erano". (1925)
La conclusione è quindi che l'angoscia come perdita dell'oggetto deve essere posticipata ad una fase successiva, nella quale si può riconoscere un'angoscia di evirazione. Freud afferma di riconoscere l'importanza delle concettualizzazioni di Rank, il cui merito è quello di aver sottolineato le connessioni esistenti tra la prima situazione d'angoscia e tutte le successive. Tuttavia, afferma Freud, limite di tale dottrina è quello di aver totalmente trascurato fattori costituzionali e genetici: se si pone come discriminante le capacità di ogni individuo di reagire alla mutevole intensità del trauma della nascita, ecco che la nascita, in sé, non può che essere ritenuta fattore accessorio e di importanza sussidiaria. Inoltre Freud critica in modo deciso l'ipotesi secondo cui le concettualizzazioni di Rank possano in qualche modo contrapporsi, o limitare l'importanza, delle pulsioni sessuali nell'etiologia delle nevrosi. In sintesi quindi Freud si oppone, sostanzialmente, alla teoria che vede il trauma della nascita come significativo nella successiva evoluzione nevrotica di un individuo e pur riconoscendo la potenziale importanza di eventi traumatici così precoci ritiene che questi possano difficilmente configurarsi, in tal senso, come fattori etiologici. La medesima idea sarà riformulata nel 1937 in 'Analisi terminabile e interminabile', in cui Freud definirà il tentativo dì Rank di affrontare la nevrosi con la sua teoria analogo a quello di un pompiere il quale volesse, al fine di spengere un incendio che si sia sviluppato in una stanza dal rovesciamento di un lume a petrolio, semplicemente allontanare la lampada senza curarsi del resto. Freud ha quindi negato, pregiudizialmente, l'esperienza psicologica della nascita e, oltre a questa, anche quella della esistenza prenatale. L'angoscia della nascita, per Freud, è un'angoscia tossica, ovvero fisica, biologica, non potendo avere alcun contenuto psichico; la negazione dell'esperienza psichica prenatale è intimamente correlata (in un rapporto di circolarità) con la teorizzazione che vede il bambino narcisista, polimorfo perverso, privo di rapporti oggettuali sia prima che dopo la nascita. E, ancora, privo di un originario io interiore. ,
In 'Inibizione, sintomo, angoscia' si coglie uno specifico e totale annullamento dell'esperienza della nascita: questa altro non è se non un fatto puramente meccanico che nulla può cambiare della realtà psichica del bambino che appunto continua a non avere rapporti oggettuali. E' in questo .senso che per Freud l'atto del nascere non è discriminante, ed è curioso osservare come lo studio della psiche si possa fermare, paradossalmente, alla considerazione della realtà materiale come fine a sé stessa.
Parallelamente inoltre Freud e stato costretto a ricorrere, per spiegare l'inequivocabile materiale con cui veniva in contatto, ad un sapere filogenetico il cui scopo era quello di rendere superflua, appunto, l'esperienza della nascita e della vita fetale ai fini della comprensione del successivo sviluppo individuale. Sarà proprio questa una delle critiche più intense rivolte a Rank: quella cioé di prescindere da fattori costituzionali, genetici, i quali, essendo in grado di determinare una maggiore o minore capacità individuale di far fronte al trauma della nascita, rendono esso trauma, di per sé, insignificante. E' significativo che Freud, di fronte a sogni e fantasie di nascita, le abbia considerate nient'altro che costrutti retrodatati, riferentisi, in realtà, a problemi successivi legati in particolar modo a problematiche edipiche.
Ciò che sosteniamo è illustrato in maniera paradigmatica dal caso clinico dell'uomo dei lupi (1914), il caso indubbiamente più. citato in tutta la storia della psicoanalisi. L'uomo dei lupi è,, come ebbe a dire lo stesso Freud, 'un pezzo di psicoanalisi', e deve il suo nome ad un sogno che fu interpretato da Freud come riferibile alla'scena primaria'.
Il sogno dell'uomo dei lupi: "Sognai che era notte e mi trovavo nel mio letto (il letto era orientato con i piedi verso la finestra e davanti ad essa c'era un filare di vecchi noci; sapevo ch'era inverno mentre sognavo, e ch'era notte). Improvvisamente la finestra si aprì da sola,.e io, con grande spavento vidi che sul grosso noce proprio di fronte alla finestra stavano seduti alcuni lupi bianchi. Erano sei o sette. I lupi erano tutti bianchi e sembravano piuttosto volpi o cani da pastore, perché avevano una lunga coda come le volpi, e le orecchie ritte come quelle dei cani quando stanno attenti a qualcosa. In preda al terrore - evidentemente di essere divorato dai lupi - mi misi a urlare e mi svegliai".
Rimandiamo alla originale,pubblicazione di Freud per una compiuta interpretazione sia di questo sogno sia di tutta la storia clinica. Ci preme qui sottolineare soltanto, con le parole dello stesso Freud, le implicazioni teoriche che l'analisi del caso dell'uomo dei lupi comportarono.
Freud: "... affermava che il mondo era per lui come avvolto da un velo, e la dottrina psicoanalitica ci vieta di supporre che quelle parole fossero prive di significato e come scelte a -caso. ... Scoprire il significato si questo velo fu ... difficile. Solo poco prima di prender congedo dalla cura il paziente rammentò di aver udito dire che era venuto al mondo in un amnio... L'amnio è dunque il velo che separa lui dal mondo e il mondo da lui. ...quando il velo della nascita si squarcia, allora egli vede il mondo ed è come rinato ... in realtà ... il malato non faceva altro che rinnovare la
situazione della cosiddetta scena primaria... Il paziente desidera rientrare nel ventre materno non semplicemente per rinascere, ma per essere trovato la, durante il coito, dal padre." ( corsivi nostri).
La fantasia di nascita è dunque, per Freud, propaggine della'scena primaria'. Il materiale del sogno dell'uomo dei lupi, inerente la nascita, ovvero l'immagine del velo, viene considerato da Freud di importanza secondaria, materiale retrodatato che si riferisce, in realtà, alla scena primaria e, attraverso questa, alla tematica edipica.
Obiettivamente, si potrebbe considerare vero esattamente il contrario: nel mito di Edipo esistono contenuti infatti, nemmeno tanto latenti, che non possono essere compresi in termini esclusivamente "edipici" secondo l'accezione freudiana. La lettura freudiana del mito, e della tragedia di Sofocle, risulta insufficiente e spinge ad una ricerca causale maggiormente profonda. Dietro all'aspetto manifesto del parricidio e dell'incesto, secondo Rascovsky (1973), si coglie l'elemento latente rappresentato dallo sviluppo pregenitale dello psichismo. E la vicenda di Edipo è, prima di tutto, legata alla ricerca delle proprie origini, ovvero a svelare il mistero della propria nascita. L'auriga che colpisce Edipo al piede, scatenando la sua reazione omicida, altro non fa che riaprire la ferita inflitta ad Edipo al tempo della sua nascita. Svelare l'enigma della sfinge, che a sua volta riconduce al problema dell'esistere e del divenire umano, non serve affinché Edipo possa evitare il suo destino: e ciò è perché, prima ancora che animale a quattro zampe, l'uomo è a testa in giù, nel ventre della madre, e a questo mistero la sfinge non accenna. Edipo non può, cosi, evitare questo drammatico ritorno, rappresentato, come dira poi Rank, dall'accecamento che lo riporterà nella condizione di oscurità intrauterina.
Vorremmo adesso cercare di riallacciare i fili delle considerazioni sin qui espresse.
Il tentativo operato dalla psicoanalisi di costruire modelli di psicologia generale, ovvero le teorie dello sviluppo, sono nate dalla osservazione dell'adulto e si è, generalmente, ricorsi alla osservazione diretta del bambino e del neonato per trovare conferme alle ipotesi formulate.
Nelle ricerche di fisiologia neonatale, oltreché nell'osservazione diretta della vita del neonato, nelle ricerche della psicologia sperimentale si possono trovare conferme o confutazioni delle ipotesi psicoanalitiche relative allo sviluppo umano. La teoria pulsionale di Freud affermava che il principio primario che orienta lo sviluppo del bambino è quello istintuale e che il mondo degli oggetti esiste solo come conseguenza della necessita di soddisfare le pulsioni stesse.

Per Freud il bambino è rinchiuso nel guscio del narcisismo primario entro il quale rimane a lungo in uno stato di relativa indifferenziazione, uno stato in cui cioé gli oggetti esistono solo indirettamente, in virtù della capacità di influenzare lo stato interno del bambino stesso. Le ricerche svolte in ambito neonatologico sembrano sconfessare totalmente queste ipotesi: il neonato è considerabile, sin dalla nascita, pre-adattato alla interazione diretta con la madre. I neonati infatti ricercano stimolazioni sensoriali, mostrano preferenze senso-percettive, hanno capacita relative alla discriminazione delle qualità affettive degli oggetti (instaurano cioé, in altri termini, relazioni oggettuali vere e proprie). Il grande assente, nelle teorie psicoanalitiche classiche dello sviluppo umano, è proprio il bambino, ed i concetti di narcisismo primario, allucinazione neonatale ed onnipotenza del pensiero espressi da Freud sono assolutamente inaccettabili; Fossi (1987) ha affermato che le teorie psicoanalitiche dello sviluppo sono piene di contraddizioni interne, oltreché smentite dall'osservazione diretta del bambino. Secondo questo Autore, tali teorie sono solo pseudo-scientifiche, poiché non possono, di per sé, essere né confutate né confermate. Il nucleo centrale di tali teorizzazioni ed il loro procedere scientifico sarebbe il seguente:
1) osservazione della patologia adulta (ad esempio; forme depressive e schizofreniche, patologie narcisistiche)
2) ipotesi di analoghe fasi evolutive e collocazione di queste in epoche precoci dello sviluppo infantile (ad esempio, posizioni schizo-paranoide e depressiva, fase di narcisismo primario)
3) utilizzazione del concetto di regressione per spiegare la eziologia del riscontro psicopatologico dell'adulto.
In pratica cioé una sorta di circolo ermeneutico che pone le teorizzazioni psicoanalitiche al di fuori dei criteri di scientificita.

BIBLIOGRAFIA

Ellenberger H.F., La scoperta dell'inconscio, Universale Scientifica Boringhieri, Torino, 1976

Ellis H. (1897), Psicoanalisi del sesso, Newton - Compton, Roma, 1969

Fossi G., Fu vera gloria?, in: La psicoanalisi come modalità di ricerca in psichiatria, Athena, Roma, 1987

Freud S., Studi sull'isteria, 1895

Freud S., L'interpretazione dei sogni, 1899
Freud S., Tre saggi sulla teoria sessuale, 1905
Freud S., Introduzione al narcisismo, 1914
Freud S., L'uomo dei lupi (Dalla storia di una nevrosi infantile), 1914
Freud S., Pulsioni e loro destini, 1915

Freud S., Al di la del principio di piacere, 1920
Freud S., Inibizione sintomo angoscia, 1925
Jones E., Vita ed opere di Sigmund Freud, II Saggiatore, Milano, 1962

Rank O., (1924), Il trauma della nascita (Sua importanza per la psicoanalisi), SugarCo, Milano, 1993

Rascovsky A., Il figlicidio, (1973), Astrolabio, Roma, 1974

Se sei interessato al Narcisismo come Patologia vai alla pagina sui DISTURBI DI PERSONALITA' e a quella sul DISTURBO DI PERSONALITA' NARCISISTA

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